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mercoledì 9 giugno 2021

cicatrici

Una riunione di lavoro come tante, come tutte, con il suo carico di sospensione temporale nell'inutilità dell'insignificanza dell'oggetto. Lo sguardo che di nascosto si rifugia dal cielo bianco ai tetti agli alberi in cerca di ossigeno. Il mio corpo a un metro da me.
Nulla che valga la pena notare, nulla che valga la pena ricordare. Solo procedura. Gli occhi veloci cercano rimedio al sonno del pomeriggio che si trascina stanco. La luce opaca del cielo di maggio sfonda le pareti.

sabato 30 aprile 2016

radici

Una luce bianca permea queste ore primaverili di transizione e attesa; un tappeto bianco di margherite, bianco il cielo. I cicli di vita in un fermo immagine, esistenze che si affiancano e si accompagnano e si allontanano e si avvicendano.
Le prime foglioline spuntano dal fusto minuscolo, quel verde come una risposta alla tanta cura di tanti mesi. Quando avrai la mia età quel fusto resisterà a venti ed elementi, ma oggi e domani sarò io a proteggerlo.

mercoledì 30 luglio 2014

memoria di un silenzio

Bevemmo troppo quella notte. Non troppo più del solito, ma troppo. I nostri soliti erano già oltre livello, capitava sempre più di frequente in quei giorni sospesi tra tempo e spazio. Non eravamo più giovani da anni, da anni lo riconoscevamo, da anni lo ignoravamo.

martedì 15 aprile 2014

la Revolución sigue

Opacità uniforme sopra gli stabili. Serrande abbassate, vetrine sprangate, corridoi densi di rimbombi che avvolgono sguardi smarriti dietro passi incerti. Movimenti assorbiti da un vuoto che ha spinto la vita altrove. Oggi la mancanza supera l'odio.
Il distacco segna lo scorrere dei minuti. Il lamento circolare dei motori dei macchinari da lavoro ne scandisce il battito.

lunedì 4 novembre 2013

giornimesiannimillenni

Non erano molte le costanti, qualcuna ambientale - cielo terso, aria secca, sole alto. La dorsale appenninica a circondarmi - e poche altre - endogene - a combinare quei colori nel riflesso impresso dietro gli sugardi spaventati, nel tremore della prospettiva che si faceva ogni giorno più corta, nella rassicurante certezza che qualcosa finiva. Lasciarsi scivolare addosso eventi e momenti, assorbire i silenzi, capitalizzare i trascorsi e catalizzare la sintesi in un'altra direzione, allora ignota ma pressante, tracciata senza nome o aggettivi, era una di quelle operazioni complesse che - nel migliore dei casi - codifichi a posteriori come slittamento di conseguenze alla base di un'interpretazione che si è messa in piedi da sola, in quanto nata e cresciuta in ginocchio alle dipendenze di chi ne ignorava la presenza e ne scongiurava l'esistenza. Nel migliore dei casi. S'è verificato il peggiore.

lunedì 12 novembre 2012

andate e ritorni


Oh, Starbuck! E’ un vento dolce, dolce, e un cielo dall’aspetto dolcissimo. In un giorno simile, di altrettanta dolcezza, ho colpito la mia prima balena: ramponiere a diciott’anni! Quaranta, quaranta, quarant’anni fa! Quarant’anni di caccia continua! Quarant’anni di privazioni e di pericoli e di tempeste! Quarant’anni sul mare spietato!

mercoledì 31 ottobre 2012

a change of seasons

Un anno che mi trascino intoccabili resti appresso. Testimoni di un cambiamento che non c'è stato, ricordo di una speranza tenuta in vita da null'altro che il modello RGB e qualche espressione intristita che ogni tanto non so spiegare.
Sempre più notti abbracciano i giorni in un continuum che scorre via così, lento e ignorabile, a rilegare pagine di un libro noiosissimo.

venerdì 16 marzo 2012

RE:sist

Stagioni che si fronteggiano dagli estremi del cerchio tagliato in dodici da un'ampiezza quasi eroica, ormai, se riavvolgi la timeline per ritrovarti il viso a sudest in una ripetizione che regredisce fino al distacco imposto nei condizionali di un periodo ipotetico declinato tra congiunzioni avversative che lo degradano a grossolana approssimazione di un insoluto ai danni del tempo, che non conosce indulto, men che mai l'amnistia che invoco da decenni.

giovedì 1 marzo 2012

zero

Battito sincopato nella stasi ipnotica delle voci basse. Un presentimento che avesse un colore, ora, con la luce diffusa che te lo incorpora dieci centimetri dietro gli occhi, lo sapresti declinare in notazione esadecimale ma dargli un nome, un nome è l'ultimo attributo che l'inutilità di questa semantica ostile legittimamente o meno mi nega. Nove sezioni della cupola celeste per un fine febbraio di inizio ad alto contrasto nella dissolvenza che sta consegnando il giorno a quello dopo. Caducità di un solipsismo.