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martedì 15 aprile 2014

la Revolución sigue

Opacità uniforme sopra gli stabili. Serrande abbassate, vetrine sprangate, corridoi densi di rimbombi che avvolgono sguardi smarriti dietro passi incerti. Movimenti assorbiti da un vuoto che ha spinto la vita altrove. Oggi la mancanza supera l'odio.
Il distacco segna lo scorrere dei minuti. Il lamento circolare dei motori dei macchinari da lavoro ne scandisce il battito.
Il meteo prevede pioggia, il vapore che sale dall'asfalto è denso. Vento teso porta con sé sapori adriatici e risveglia ricordi atlantici. Quell'oceano che ora hai di fronte, quella storia che tocchi con mano che tra non molto sarà solo, appunto, storia. Non lo è mai quando la vivi. Voglia di incorniciare foto in cui alla coppia manca un pezzo, poterti immaginare su sfondi che fuori dal monitor avranno anche altri colori, sì, ma soprattutto hanno te davanti. La bellezza è veloce come la felicità. Non cercarla dove l'hai incontrata una volta, lì non tornerà più. Forse nemmeno la ritroverai, ma il solo fatto che esista e che tu lo sappia ti ha reso libera.
Poi quei cieli li dimenticherai, quando pendii scuri e campi allagati saranno i migliori orizzonti possibili da immaginare. E' quell'idea di libertà che ti resterà tra i denti, senza una definizione per trasmetterla ma presente dietro ogni sorriso. Io saprò riconoscerla.

Pensieri accavallati a deliri nel febbricitante dormiveglia mentre le luci che filtrano dalla serranda acuiscono un contrasto atteso da ore insonni. Lo capisci quando sei solo quanto non sei solo. Non lo so se c'è da esserne felici. Ora no. Profumo di migrazioni nell'aria intrisa di velocità, leggera dopo l'umidità rimasta aggrappata alle vallate dell'entroterra. Un'esplosione di luce apre in due l'Occidente al tramonto. Settant'anni fa, sotto lo stesso tramonto, la paura di diciottenni oggi in fin di tutto fuorché ricordi e lacrime. Decenni rimessi assieme come meglio si poteva dall'amore di dita sopravvissute, dall'ostinazione rabbiosa di chi all'orizzonte vede l'avanzata delle sabbie del tempo e cerca di esserne più veloce, sapendo di non riuscirci. Meritavate più di ogni altro una rivoluzione, vi abbiamo consegnato all'oblio. La storia non ce lo perdonerà.

Un novembre infinito perenne a temperatura variabili. Un'esperienza interiore da guerriglia tra scheletri permeati dagli anni e recinzioni arrugginite dove rimaneva spazio incolto tra le mura che un secondo definitivo abbandono ha riconquistato. Rumori riprodotti e voci mediate da apparecchi si spandono nelle strade parcheggio dalle finestre appena aperte su un'inutile mattinata qualsiasi di sospensione. Un cambio di stagione si nasconde dietro i significati spostati troppo prima del mercurio nella colonnina. Stai tornando da me e non mi servono più risposte.
Avanzi di pasti frugali sulle panchine di una periferia qualunque di un centro senza periferie di un nonluogo senza un centro. Non saprei dire dove, ma intorno percepisco bellezza. Sbiadita, stanca, ma attuale. Siamo stati creati liberi, liberi resteremo. Il bianco delle margherite resiste all'erba alta, resiste ai rifiuti.
Chi ha servito la rivoluzione ha arato il mare.

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