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mercoledì 30 luglio 2014

memoria di un silenzio

Bevemmo troppo quella notte. Non troppo più del solito, ma troppo. I nostri soliti erano già oltre livello, capitava sempre più di frequente in quei giorni sospesi tra tempo e spazio. Non eravamo più giovani da anni, da anni lo riconoscevamo, da anni lo ignoravamo.
Il tuo sguardo assente tra me e qualcosa alla mia sinistra che non c'era. Ho conservato quello sguardo. L'avanzata edace degli eventi ci separò non molti giorni dopo, la clessidra si infranse e non ci saremmo più incontrati. Esattamente come per anni non ci rivedemmo prima di non troppo prima di allora. A nessuno dei due sono mai piaciute le mezze misure.

Non lo so perché te lo chiesi; avessi saputo che non t'avrei chiesto altro da lì a nessuno può dire quanto non so se l'avrei fatto. Per quanto parlare di intenzionalità, a quell'ora di un mattino che stentava a nascere, le schiene sfinite ai margini di una città impaurita dall'estate che stava per esploderle attorno, l'Adriatico che iniziava a perdere il suo nero piccolo piccolo tra i palazzi dei quartieri alti sul porto, ecco, parlare di domande poste perché lo si voleva lo sapevamo entrambi quanto sarebbe stato fuori luogo.
Rispondesti che era la donna della vita. Che non vi mancava nulla, che l'uno era quanto l'altra potesse desiderare e viceversa, addirittura che avevate chiuso il cerchio. Addirittura. Che tutto era stato perfetto.
Che la perfezione di quella storia non venne meno neanche nel silenzio che l'accompagnò nel passato.

La città ancora dormiva, lampeggiavano i semafori e quella stanza spoglia era troppo grande per noi due. Un silenzio lancinante. Non l'hai mai saputo spiegare, il perché. Non te lo hai mai saputo spiegare, non l'hai voluto. Ma sono trascorsi anni, non t'ho più visto né sentito e ti voglio bene come quel primo giorno decenni fa. Potrei ricordarti in mille e mille momenti migliori, ma è la semplicità di quella resa che se ne sta lì, avanti a tutto il resto, quando ti penso.

Bevemmo semplicemente troppo quella notte. Non lo so perché lo ricordo oggi, le combinazioni mnemoniche hanno loro leggi imperscrutabili. Per fortuna. So però che ho bevuto troppo anche ieri e anche troppi altri ieri e quei silenzi ho imparato a rispettarli come assenze, come trascorsi. Mi piace pensare sia la parola fine a rendere eterna una storia, sia il silenzio che la segue a tenerla viva.
Dei silenzi, di certi silenzi, ci si può fidare. Il mio silenzio ti accompagni. Il tuo l'ho sempre sentito vicino. Tra me e qualcosa alla mia sinistra che non c'era, finché non mi sono voltato.

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