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mercoledì 31 ottobre 2012

a change of seasons

Un anno che mi trascino intoccabili resti appresso. Testimoni di un cambiamento che non c'è stato, ricordo di una speranza tenuta in vita da null'altro che il modello RGB e qualche espressione intristita che ogni tanto non so spiegare.
Sempre più notti abbracciano i giorni in un continuum che scorre via così, lento e ignorabile, a rilegare pagine di un libro noiosissimo.
Il vento prima secco ora denso d'acqua strappa via ore e le aggrega agli elementi, le sospende tra la luna ancora grande a disegnare striature color luceattraversolanebbia e le ombre nervose che si rincorrono tra i lampioni.
La miseria dei sorrisi, la pressione schiacciante dei giorni rubati, tempi biblici nel susseguirsi e algoritmici nell'ammassarsi. Discorsi validi solo nelle e per le loro interruzioni, come il distacco feroce del colpo di machete mancato tra un prima che non s'è fatto identificare e un dopo che nel prima era già incorporato.
Dopo il fallimento la gestione commissariata di questa quieta disperazione, strisciante nella sua entità lieve e duratura, non è un imperativo ma una presa d'atto. Imposta. Sterile.
Di fatto, interiorizzate le conseguenze, sui miei passi non ci sono tracce di intenzioni degne del nome.

Ora fa freddo. Ora come da un po', da quel po' che ha rovesciato secchiate d'acqua autunnale sulla stagione così lunga e terribile che sembrava non volerci mai lasciare. Non ci si abitua mai ai frammenti di tristezza seminati dai mesi, dai quali crescono macigni e spazi per guardare attraverso non ne abbiamo più. Non in avanti, almeno.
Sarebbe stato abbastanza già troppo fa, quando l'attesa d'andarmene affanculo via da qua - da qualsiasi qua - non aveva strumenti ma ardeva di intensa, muta speranza. Oggi è cenere sparsa lungo i chilometri che consumo a ogni rotazione terrestre tra un non luogo e un nessun luogo.
Ricordi e congiuntivi imperfetti di periodi ipotetici si fondono in riflessi freddi nell'iride. La dannata certezza che al risveglio nulla girerà diversamente da come girava prima, il sollievo di scoprire che di definitivo c'è solo l'inutilità della definizione ma che dietro il provvisorio non ci sia granché. Oltre ancora meno.

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