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lunedì 12 novembre 2012

andate e ritorni


Oh, Starbuck! E’ un vento dolce, dolce, e un cielo dall’aspetto dolcissimo. In un giorno simile, di altrettanta dolcezza, ho colpito la mia prima balena: ramponiere a diciott’anni! Quaranta, quaranta, quarant’anni fa! Quarant’anni di caccia continua! Quarant’anni di privazioni e di pericoli e di tempeste! Quarant’anni sul mare spietato!
Per quarant’anni Achab ha abbandonato la terra tranquilla, per quarant’anni ha combattuto sull’orrore dell’abisso! Proprio così, Starbuck, di questi quarant’anni non ne ho trascorsi a terra tre. Quando penso a questa vita che ho fatto, alla desolazione di solitudine che è stata, all’isolamento da città murata di un capitano che non ammette che ben poche delle simpatie della verde campagna esterna... oh stanchezza! oh peso! Schiavitù africana da comando solitario!... Quando penso a tutto questo, sinora soltanto sospettato, non ho mai veduto così chiaro, e come per quarant’anni non ho mangiato che cibo secco salato, giusto emblema dell’asciutto nutrimento della mia anima! Mentre il più povero uomo di terra ha avuto frutta fresca quotidiana ed ha spezzato il pane fresco del mondo invece delle mie croste muffose... lontano, lontano oceani interi da quella moglie bambina che ho sposato dopo i cinquanta, mettendo la vela il giorno dopo al Capo Horn e non lasciando nel cuscino nuziale che un’infossatura! Moglie? Moglie? Vedova piuttosto, col marito ancor vivo! Sì, quando ho spostato quella povera ragazza l’ho resa vedova, Starbuck. E poi, la pazzia, il delirio, il sangue in fiamme e la fronte bollente con cui, in migliaia di discese il vecchio Achab ha dato la caccia furiosa, schiumosa, alla preda, da demonio più che da uomo! Sì, sì, che stupido è stato per quarant’anni, che stupido, che stupido, che vecchio stupido, è stato Achab! Perché questo sforzo della caccia? Perché spossare, paralizzare il braccio al remo, al rampone, alla lancia? è più ricco o migliore, ora, Achab? Guarda. Oh, Starbuck! Non è duro che, con questo grande peso che porto, una misera gamba mi debba essere stata strappata di sotto? Via, tira via questi vecchi capelli: mi accecano che sembra ch’io pianga. Capelli tanto grigi vengono soltanto da ceneri! Ma sembro davvero molto vecchio, tanto, tanto vecchio, Starbuck? Mi sento stracco a morte, piegato,ricurvo come se fossi Adamo, barcollante dal tempo del Paradiso sotto il cumulo dei secoli. Dio! Dio! Dio! Spezzami il cuore! Sfondami il cervello! Beffa! Beffa! Amara beffa dei capelli grigi; ho forse provato abbastanza gioia da dovervi portare, e sembrare e sentirmi tanto insopportabilmente vecchio?
Più vicino! Stammi accanto, Starbuck; fammi guardare un occhio umano, è meglio che guardare nel mare o nel cielo, è meglio che guardare in Dio. In nome della verde terra, in nome del focolare acceso! Quest’è lo specchio magico, marinaio; vedo mia moglie e mio figlio nel tuo occhio. No, no, resta a bordo, a bordo! Non ammainare con me, quando Achab, marchiato darà la caccia a Moby Dick. Tu non dividerai quel rischio. No, no! Non con la casa lontana che vedo in quell’occhio!
Oh, capitano! Capitano! Anima nobile! Grande vecchio cuore, dopo tutto!Perchè dovrebbe qualcuno dare la caccia a quel pesce maledetto? Vieni con me! Fuggiamo queste acque di morte! Torniamo a casa! Anche Starbuck ha la moglie e il figlio, moglie e figlio della sua fraterna e gioconda giovinezza come i tuoi, signore, sono la moglie e il figlio della tua amorevole e appassionata vecchiaia paterna! Vieni! Andiamo! Lasciami mutare la rotta all’istante! Con quanta allegria, con quanta gioia, o capitano, faremmo la corsa per rivedere la vecchia Nantuchet! Credo, signore, che ci siano altre dolci giornate come questa, a Nantuchet.
Ci sono, ci sono. Le ho vedute… certi giorni d’estate, al mattino presto. In questo momento -, sì, è la sua ora della siesta, adesso – il ragazzo si sveglia vivace: si siede sul letto e sua madre gli parla di me, di questo vecchio cannibale, che sono lontano, sull’oceano, ma che tornerò ancora per farlo ballare.
E’ la mia Maria, la mia Maria questa! Ha promesso che ogni mattino avrebbe portato mio figlio sulla collina perchè fosse il primo ad avvistare la vela di suo padre! Sì, sì! Basta! è fatto! Mettiamo la prora a Nantuchet! Vieni, capitano, studia la rotta, e andiamo! Vedi, vedi! La faccia del ragazzo alla finestra! La mano del ragazzo sulla collina!
Che cos’è mai, quale cosa senza nome, imperscrutabile e ultraterrena è mai; quale signore e padrone nascosto e ingannatore, quale tiranno spietato mi comanda, perchè, contro tutti gli affetti e i desideri umani, io deva continuare a sospingere, ad agitarmi, a menare gomitate senza posa, accingendomi temerario a ciò che nel mio cuore vero, naturale, non ho mai osato nemmeno di osare? E’ Achab, Achab? Sono io, o Signore, che sollevo questo braccio o chi è? Ma se il sole immenso non si muove da sè, e non è che un fattorino del cielo; se nemmeno una sola stella può ruotare se non per un potere invisibile, come può dunque questo piccolo cuore battere, e questo piccolo cervello pensare, se non è Dio che dà quel battito, che pensa quei pensieri, che vive quella vita, e non Io?Per gli dei, marinaio, noi siamo fatti girare e girare in questo mondo come quel verricello e il destino è l’aspa. E tutto il tempo, guarda! quel cielo sorridente e questo mare senza fondo! Guarda! Quell’albacora? Chi le ha messo in cuore di dare la caccia e mordere a quel pesce-volante? Dove vanno gli assassini, marinaio? Chi dovrà sentenziare, quando il giudice stesso è trascinato alla barra? Ma è un vento dolce, dolce e un cielo dolcissimo, e l’aria odora adesso, come se spirasse da prati lontani. Hanno tagliato il fieno chi sa dove sotto i pendii delle Ande, Starbuck, e i mietitori dormono ora in mezzo al fieno fresco. Dormono? Proprio, per quanto ci affatichiamo, tutti dormiremo alla fine su un campo. Dormiremo? Sì, e arrugginiremo tra il verde, come le falci dell’anno passato buttate e lasciate fra i mannelli mezzo tagliati, Starbuck.

Giona template. Beta release. Coming.

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