Pagine

lunedì 10 ottobre 2011

da qui che si impara

So che indietro si torna sempre e so che non ritrovi mai quello che indietro hai lasciato come indietro l'hai lasciato, esattamente come so che quella porta era un senso unico. So anche che se non posso mantenere in vita il tanto che senza troppa convinzione, prima, con violenza inarginabile, poi, m'era cresciuto attorno e addosso, quel tanto saprà fare a meno di me. Quindi so che il vincolo a una promessa mi impedisce di farne un'altra e l'ennesima ferita brucerà per mesi per questo, e solo da quanto t'ho stretto a me potrai capire quanto. So che il bello che ci si è edificato sopra resta bello, è tutto il resto che fa schifo. E' la proporzione tra i due a essere profondamente ingiusta.
So che la tempesta che ci strapperà un'estate che per anni rimpiangeremo è questione di ore. Siamo composti al 72,8% d'acqua, pensaci, all'incirca come la terra. E con tutta quest'acqua io quanto le ho maledette le improbabili vette che mò so per certo piangerò più di quanto già ho pianto nel lungo adiós che m'ha deteriorato. So di aver esagerato e che la vertiginosa gradazione alcolica ha chiuso il cerchio mettendomi in bocca più "quanto vi voglio bene" di quanti avrei dovuto pronunciarne ma non importa, importa - importo ovviamente in perdita - che le uniche parole che avrei dovuto davvero rivolgere a chi davvero le meritava sono state ingoiate da un'impostazione di protezione che per salvarmi un paio di volte m'ha privato di ogni presente. So che voglio che questo sia l'ultimo che le do in pasto, che mi sono preso il tempo per sbagliare tutto subito per convincerti a darmene altrettanto per raccogliere e ricomporre i pezzi ma il mio piano faceva pietà. Lo sapevo, per giunta. So che non ho maturato abbastanza diritti che possano legittimarmi a chiedere e so che saprò farmene una ragione, tanto quanto so quanto cazzo non l'avrei voluto. So che il mio battito cardiaco ti scuote e forse lo sai perché, ma per una volta lascio parlare lui che di mie, di parole, ne hai sopportate già troppe. So che ci siamo detti tutto, che ti ho detto tutto, e che t'ho fatto sentire sulla pelle l'esatto contrario di quanto mi costringevo a dirti perché lo sapevamo entrambi che tutto quel dire avrebbe avuto un senso solo se io e te non ci fossimo mai guardati negli occhi. Definizioni sterili che non hanno retto un secondo al vento della verità che le ha frantumate in punteggiature sparse di subordinate orfane. So che la luna che abbiamo visto nuova non la vedremo piena, che le coordinate spaziotemporali che ci univano si sono sgretolate e abbiamo finto di non accorgercene così come non ci siamo accorti di come stavano urlando ai nostri quattro punti cardinali e che di fronte abbiamo una mole di problemi immensamente più pesanti di cosa saremo noi domani. So che ho visto evaporare piani e programmi blindatissimi sotto l'intensità di una mancanza con la quale - nonostante i precedenti - non impari mai a convivere, so che andrà come deve andare e che nessuno aspetta nessun altro nella vita reale, io di qua tu di là, ma mai lo spazio è stato più psicologico che geografico di ora nonostante il numero di chilometri carico di cifre. So che sarebbe bastato davvero poco e le cose sarebbero andate diversamente, per quanto poi in realtà so che se non avessi saputo un cazzo avrei saputo vivere, invece di consumarmi.
Poi so che ricorderò il tuo sorriso, per sorridere.

Nessun commento:

Posta un commento